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Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.
La mia Africa
Luciano Giacomozzi
Dopo la pensione, nel dedicarmi principalmente a impegni familiari, la telefonata di
Silvano e la descrizione del progetto (realizzare una scuola a Lumuma in Tanzania) mi
è sembrata molto accattivante; da tempo in cuor mio sognavo di fare
questo tipo di esperienza.
Dopo aver incontrato i “colleghi” di viaggio e approfondito i vari dettagli ho accettato
e mi sono lasciato coinvolgere e, superate tutte le difficoltà organizzative, siamo
partiti.
Sono arrivato in un paese lontano in tutti i sensi, come distanza e soprattutto come
modo di vivere… completamente diverso:
le strade sterrate, i trasporti, i paesi, le case, ma anche la notte buia, il cielo
stellato, gli animali, i serpenti e la vita… Arrivati a Lumuma ho visto il sorriso sui volti
delle persone che ci stavano aspettando e che ci hanno accolti a braccia aperte.
Le suore, gli abitanti e i bambini… parlavano una lingua che non conoscevo ma, grazie
a Marco e a Giorgy, riuscivamo a farci capire.
Per la prima volta ho visto la felicità negli occhi delle persone perché vedevano
concretizzare il sogno di avere una scuola vera, vicino a casa, con aule, banchi e
lavagne dove poter studiare.
Ci siamo impegnati moltissimo per poter portare a termine il programma di lavoro, e
grazie al lavoro di tutti ce l’abbiamo fatta.
È stata una esperienza straordinaria che mi ha portato grandi soddisfazioni, ho vissuto
la realtà della vita in un villaggio in Africa, conosciuto le loro usanze, il loro cibo e
frequentato i loro bar “tipici”; non la vita descritta nei romanzi ma quella vera,
un’esperienza fatta di persone vere.
Grazie a tutto il gruppo, alle suore, alle novizie, ai bambini e alle persone di Lumuma,
porterò sempre con me il ricordo di questa esperienza e di quei visi sorridenti.