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Aut viam inveniam aut faciam.
Un’esperienza unica durata tre anni
Maurizio Depaoli
Tempo fa, spulciando un saggio di sociologia, m’imbattei in un breve aforisma sul
concetto di esperienza che ancora oggi non ho dimenticato: “L’esperienza è
l’insegnante più difficile prima ti fa l’esame poi ti spiega la lezione”.
Sicuramente niente di più vero.
Ed eccomi qui a riflettere sui lunghi periodi passati a Lumuma mentre cerco di fare un
bilancio personale di questa “lezione”.
Sono partito senza sapere dove esattamente sarei andato, cosa avrei trovato, con chi
ma con la voglia di fare, di dare, di mettere a disposizione degli altri quello che
sapevo e che avevo imparato nella vita, di dare tutto me stesso per un progetto che
sentivo come meritevole, convinto che avrei dato un contributo importante senza
ricevere nulla in cambio sperando di riuscire a lasciare qualcosa, sia esso un aiuto
tecnico o un sorriso.
Già dopo il primo mese di agosto trascorso in Tanzania, cominciai a capire ciò che una
Terra come l’Africa e il suo Popolo può dare a chi come me arrivava da lontano.
Nuovi ideali, nuovi sapori, immagini uniche e suggestive, comportamenti e modi di
dire, modi di vivere, filosofie dimenticate e tanti sorrisi sono le prime cose che ho
ricevuto ma ben presto mi resi conto che per chi voleva e desiderava c’era ancora
molto da vedere, da capire e da vivere in quel grande angolo di mondo.
Ogni piccola cosa è entrata nel mio patrimonio e so che ci rimarrà per sempre.
Ringrazio tutti, il nostro gruppo eccezionale, la gente, il sole e il cielo cosi diverso dal
nostro che con la sua ricchezza di stelle e la sua luce ti ricorda che a comandare il
tempo non è un orologio.
Contando i giorni passati a ricordare quei momenti di gioia penso al mio prossimo
viaggio in Tanzania e al mio ritorno a casa là, a Lumuma.