© progetti di solidarietà 2030
Made bi Depa

GIULIA MARTINA SERENA

Siamo tre giovani ostetriche trentine e a pochi mesi dalla nostra laurea abbiamo deciso di partire per questa splendida avventura che  sapevamo con certezza ci avrebbe fatto crescere, ma mai avremmo  pensato ci avrebbe stravolto la vita. Si è rilevata un’esperienza  incredibile, un‘esperienza che ha lasciato in noi un segno indelebile. Siamo state accolte fin da subito da tutto il personale del Lumuma  Health Centre a braccia aperte e siamo state trattate come parte  integrante della loro grande famiglia. Ci siamo sentite giocatrici di una squadra fortissima che ha come unico obiettivo portare salute in un  piccolo villaggio, dove povertà ed indigenza sono purtroppo le parole chiave. Inizialmente non è stato per noi facile assistere ai primi parti e  vedere come la loro ostetricia fosse rimasta ferma a tanti anni fa utilizzando tecniche durante il travaglio e la rianimazione neonatale per noi ormai obsolete. Piano piano abbiamo iniziato a condividere le nostre piccole conoscenze scientifiche e qualche procedura che potesse integrarsi con la loro  assistenza  ostetrica;  siamo   rimaste  fin  da  subito  stupide  dal  loro accogliere   con  estrema    umiltà   e    naturalezza    i    nostri   consigli,   facendoci   cosi  sentire immediatamente utili e ben integrate nell’equipe. È stata un’importante collaborazione professionale, una  grandissima occasione di crescita: ci hanno insegnato tutti gli aspetti dell’assistenza ostetrica antica, un’ostetricia di contatto, basata solamente sulla clinica della partoriente, sui suoi atteggiamenti, movimenti, sguardi, sul rispetto dei tempi... un’ostetricia che in Italia abbiamo accantonato per lasciare spazio ad un’assistenza medica e medicalizzata, ma che sarebbe importantissimo riprendere, perché mette al centro la donna e  rispetta i tempi della natura, i tempi della nascita, utilizza la dimensione dei sensi, interpreta i movimenti e le espressioni del volto delle donne per comprendere a che punto sia il travaglio. Siamo arrivate pensando di poter aiutare nel nostro piccolo questa popolazione e siamo invece  state aiutate. Abbiamo imparato quanto nel nulla si possa trovare il tutto. Hanno saputo fondare la loro vita su valori solidi che traspaiono da ogni singola azione. In ospedale infatti si respira grande solidarietà: tutte le donne del villaggio cucinano, portano panni puliti, tengono i bimbi della mamma che sta partorendo, si sostengono a vicenda, si uniscono al dolore e alla gioia, sono una squadra e per questo ne escono sempre vincenti. Ci hanno insegnato a reagire a tutte le sfide della vita con il sorriso, con la forza e la positività di chi sa trovare il bello nel brutto, di chi sa gioire delle piccole cose che ha, senza concentrarsi su ciò che manca. Un altro aspetto fondamentale che ci ha colpito molto è la dignità con la quale sanno affrontare i drammi che purtroppo lì sono all’ordine del giorno. Essere ostetriche in Africa significa accantonare tutte le proprie  certezze costruite su libri e dati scientifici, per lasciare spazio ad un’assistenza più umana e di contatto, che accompagna la donna, la famiglia e l’intera comunità nel meraviglioso viaggio della nascita. ASANTE SANA LUMUMA, a presto